MEDIAMENTE

Fuori dal coro

Il meccanico delle rose
Hamid Ziarati, Einaudi editore,  2009 – Euro 18,50

Non so se avete mai provato il piacere di innamorarvi a tal punto di un libro da aspettare la sera o il momento opportuno per tornare a leggerlo. «Il meccanico delle rose» di Hamid Ziarati ha toccato così profondamente  la mia emotività e il  mio piacere verso la lettura da farmi scendere alla fermata sbagliata dall’autobus. Vi assicuro che non è poco, nell’epoca della corsa senza fine ai tanti impegni. Hamid Ziarati è nato a Teheran e all’età di  15 anni si  è trasferito a Torino dove ha fatto il liceo e studiato ingegneria. Al centro del suo libro c’è l’amore – in tutte le sue sfaccettature – che muove i suoi personaggi, dal primo all’ultimo, in una girandola di storie e sacrifici. Amore,  morte e libertà in cinque storie sullo sfondo di un paese volutamente mai nominato ma decifrabilissimo. Lo stile narrativo  è veramente originale: far conoscere e svelare più spaccati della personalità del protagonista attraverso lo sguardo delle persone che sono state importanti per lui.  Con un tono caldo e suadente, l’autore narra ogni esistenza e lo fa con destrezza, utilizzando anche un linguaggio diverso a seconda dell’epoca in cui si compie la singola vicenda. Una poetica ricca di metafore e di riflessioni,  che ci riporta all’idea del nostro essere protagonisti solo per noi stessi, ma comparse sulla scena della vita altrui.

«Diamoci del tu»: botta e risposta con l’autore

Hamid, il tuo libro rappresenta un’innovazione stilistica nel raccontare il protagonista.
Come è nata quest’idea?
«Volevo raccontare la storia di un uomo qualunque, partendo dagli anni Venti ai giorni nostri. Per farlo, riconsegnando al lettore anche il periodo della sua prima infanzia, dovevo far parlare chi lo aveva accompagnato in questo viaggio. Dal padre, al cugino, alla moglie, alla figlia e all’amata. Così si è formata una galleria di personaggi che mi hanno aiutato a dargli una personalità, differente a seconda dei rapporti con ognuno di loro: padre meraviglioso, amante, vigliacco, marito protettivo, cugino astuto, innamorato delle rose. In sostanza, un uomo di passaggio come tutti gli altri e come tutti noi».

Questo libro è dedicato a tua figlia e le  figure femminili di cui narri sono tante. Raccontaci…
«Il libro è dedicato alla mia bambina Emma perché vorrei che imparasse ad apprezzare il valore della vita in una società libera. Le donne del mio libro sono forti, risolute e pronte a sacrificarsi per amore. La figura centrale dell’ultimo episodio, Laleh, è una «pazza d’amore» ed è proprio dal suo letto che ci vengono riconsegnate in un lucido mosaico, tutte le storie del libro. In questo delirio osserviamo Laleh chiedere insistentemente dell’acqua. Ebbene, è proprio quell’acqua che non le viene concessa, la metafora del desiderio di libertà delle donne iraniane. Del loro essere e rimanere assetate!».

Perché la scelta di non nominare mai il tuo paese?  
«Non nominare il mio paese è stata una scelta di solidarietà e di  rispetto verso gli autori locali, vittime di un regime retrogrado e sanguinario, impossibilitati dalla censura a far sentire la loro voce.
Volevo che attraverso le pagine si respirasse un po’ delle trasformazioni sociali, economiche e politiche avvenute in Iran. E desideravo che il pubblico non avesse la solita  visione distorta  dell’Iran – paese musulmano uguale nazione araba – ma che ci leggesse tutta la storia, le tradizioni e il patrimonio dell’antica Persia».

I primi sullo scaffale

Censura
Shahariar Mandanipour, Rizzoli editore, 2009 – Euro 19,50
La storia d’amore tra due giovani negli anni della rivoluzione khomeinista, l’influenza della censura nella scrittura e nella vita stessa degli iraniani, sono i protagonisti di questo insolito romanzo nel romanzo. L’autore, infatti, nelle pagine di «Censura» ci racconta di come nasca in lui l’idea di voler scrivere un romanzo d’amore, di come desideri dar vita ad una storia luminosa in un’epoca oscura, in cui il sentimento stesso non può essere comunicato esplicitamente. Il racconto delle tecniche e degli espedienti dell’autore per mantenersi fedele alla storia si intercala con la narrazione della storia d’amore stessa: quella di  Sara e Dara  che cercano disperatamente di vivere  la loro passione  tra le difficoltà imposte dalle dure leggi della società iraniana. I tagli applicati dall’inflessibile censore Sig. Petrovic si materializzano con tratti di penna che cancellano, pur mantenendole visibili al lettore, le frasi «incriminate» costituite da allusioni reali o immaginate o da semplici parole «proibite».

Le cose che non ho detto
Azar Nafisi, Adelphi edizioni, 2009 – Euro 19,50
Ultimo romanzo di Azar Nafisi, «Le cose che non ho mai detto» ha una struttura autobiografica. Lo stile autentico e immediato dell’autrice e la sua tecnica del racconto conduce il lettore in un mondo dove, alle storie legate all’universo famigliare, si contrappongono quelle di una società in trasformazione. L’universo dei personaggi che ritrae è toccante: dal  magnifico ritratto del padre, sindaco di Teheran all’epoca dello scià, e della madre, fra le prime donne entrate al Parlamento iraniano.  Due storie in una: quella del paese e di un regime repressivo vista con gli occhi delle dinamiche familiari che, spesso, nei silenzi e nelle doppie verità presentano una chiara analogia.

Leggere Lolita a Teheran
Azar Nafisi, Adelphi edizioni, 2007 – Euro 10,00
Il primo libro di Azar Nafisi è un inno alla letteratura e alla libertà. La cultura apre una finestra sul mondo così come il soggiorno dell’autrice diventa luogo fisico e mentale di un anelito alla vita vissuta autenticamente. Azar Nafisi, dopo aver dato le dimissioni dall’ateneo,  decide di organizzare un seminario «segreto» sulla letteratura inglese con le sue sette migliori studentesse. La poetica del  celebre autore inglese Nobokov con il suo impareggiabile «Lolita» instaura con l’autrice e le sue allieve un legame unico. I suoi romanzi, colmi di sfiducia e costruiti attorno a invisibili trappole, diventano  simboli di uno stato d’animo e di una quotidianità priva di ogni libertà. Il salotto diventa momento di scambio e di apertura, dove, senza l’atteggiamento composto e il chador imposto, tutte le allieve si aprono alla confidenza del loro difficile vivere sotto il regime islamico. La narrativa diventa così un veicolo forte e profondo per scoprire e riappropriarsi del loro io più nascosto.

Vediamoli insieme

Premessa:
In Iran, a causa della continua censura, non sono usciti film negli ultimi tempi.  La scelta del movie che proponiamo è però ricco di metafore con l’essere umano e con qualsiasi paese sotto regime dittatoriale.

Cecità – disponibile in formato DVD presso videoteche e negozi dedicati
un Film di Feando Meirelles (2008)
«Cecità» è un film ispirato all’omonimo romanzo di  José Saramago: un’allegorica riflessione sulla cecità dell’uomo verso gli altri esseri umani, sulla mancanza di solidarietà e sull’uso corrotto del potere. La pellicola racconta la storia di una città colpita da una folgorante epidemia di cecità che porterà i suoi abitanti a vedere tutto bianco. L’impossibilità di orientarsi determinerà uno sbando collettivo e lo scatenarsi dei più biechi istinti di sopravvivenza. Solo una donna non sarà colpita dal morbo e sarà la testimone oculare della fragilità umana. L’attrice Julienne Moore (nella foto) è la protagonista nel film.

Di Gabriella Mancini

Gabriella Mancini