DOSSIER VIETNAM Ultima legge in materia di fede e religione.

È tutto… sotto controllo

Il 15 novembre 2004 in Vietnam è entrata in vigore l’Ordinanza sulle credenze e le religioni. È tutta basata sul sistema di «richiesta e concessione»: il perfido sistema «del bastone e della carota». Così lo stato controlla tutto: personale e attività, fino al sentimento religioso, compreso quello legato ai culti tradizionali del paese.

Dopo 6 anni di gestazione, il 18 giugno 2004 il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale ha approvato i 6 capitoli e 41 articoli dell’Ordinanza sulle credenze e religioni. La legge è entrata in vigore il 15 novembre dello stesso anno.
Il documento ribadisce il principio costituzionale della libertà religiosa: «Ogni cittadino può seguire o non seguire una religione», ma tale premessa è oscurata negli articoli successivi: in essi si «permettono» diverse attività, ma sempre e solo dopo previa «autorizzazione» governativa.
Il controllo statale si esercita a 3 livelli: distrettuale, provinciale e nazionale. I primi 2 livelli sono gestiti dai Comitati del popolo, mentre l’ultimo è di competenza dell’Ufficio per gli affari religiosi e del primo ministro. Il Fronte patriottico è un altro mezzo di controllo. I suoi membri hanno il dovere di «incoraggiare i fedeli e i religiosi ad applicare l’ordinanza» e possono partecipare alla «stesura e supervisione» di ulteriori ampliamenti all’Ordinanza.

LIBERTÀ RELIGIOSA… PERMESSA
In base a tale legge, ogni organizzazione, per vivere, deve essere riconosciuta e registrata presso gli uffici per gli affari religiosi. Lo stesso vale per «congregazioni, conventi e forme di vita religiosa in comune».
Per quanto riguarda l’educazione, si possono istituire scuole per la formazione di personale religioso, ma solo dietro autorizzazione del primo ministro. In questi istituti lo stato stabilisce anche i programmi didattici e extra didattici e seleziona gli iscritti. Obbligatorio l’insegnamento della storia e delle leggi del Vietnam.
Attività e iniziative dei gruppi religiosi riconosciuti vanno programmate annualmente e si possono eseguire solo dopo autorizzazione governativa. Eventi fuori programma devono avere l’approvazione degli uffici per gli affari religiosi, come pure feste, riti, credenze, congressi e conferenze.
Anche l’ecumenismo, la collaborazione, l’unità, il trasferimento, la distribuzione del personale, ecc… nelle varie organizzazioni cadono sotto il controllo dello stato: tutto deve essere comunicato e approvato dalle autorità governative.
Ordinazioni, promozioni e nomine all’interno delle gerarchie religiose, sono regolate dai «codici e dalle procedure delle singole comunità». I candidati, però, vengono valutati dallo stato, che ne giudica la validità dal punto di vista morale e civico.
Pubblicazioni, stampa e diffusione di materiale religioso necessitano di autorizzazione. Produzione e vendita di oggetti per il culto e la pratica religiosa devono rispettare le regolamentazioni governative.
La predicazione è permessa solo nei luoghi di culto, anche questi stabiliti dalle autorità statali.
Per quanto concee le proprietà, le terre dove sono situati edifici religiosi devono essere utilizzati in modo regolare e permanente. Il rischio possibile, in caso di inadempimento, e la confisca delle terre stesse.

LIBERTÀ RELIGIOSA… SOSPESA
Il testo dell’Ordinanza prevede anche la possibilità di «sospendere» la libertà religiosa. Le motivazioni che possono spingere il governo ad adottare tale provvedimento sono vaghe e si prestano a diverse interpretazioni e strumentalizzazioni.
La legge dice che la libertà religiosa in Vietnam viene sospesa nei casi in cui «minacci l’unità dello stato» (secondo il testo, infatti, ecclesiastici e religiosi «devono» insegnare ai fedeli «i valori della patria e il rispetto delle leggi»), sia «contraria ai buoni costumi, minacci «la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico», rappresenti un pericolo per «la vita, la dignità, l’onore e la proprietà».
La nuova Ordinanza suggerisce alle comunità religiose l’impegno nei problemi sociali, incoraggiandole «a prendersi cura dei bambini, dei malati, dei poveri e dei disabili», ma sempre «in accordo con le regolamentazioni statali».
L’Ordinanza, inoltre, prevede che chi è stato in prigione per motivi religiosi e ha finito di scontare la pena può tornare a svolgere attività quali preghiera, evangelizzazione, partecipazione a funzioni solo dopo l’approvazione dell’Ufficio affari religiosi.

MEGLIO AL TEMPO DI HO CHI MINH
Anche se l’Ordinanza è in vigore dal novembre scorso, il testo della legge era stato presentato in via provvisoria nel dicembre 2000. Fin da allora ci sono state reazioni negative, interventi e suggerimenti da parte del clero ed episcopato cattolico, pastori protestanti e monaci buddisti, ma senza alcun risultato.
I vescovi della provincia di Ho Chi Minh hanno affermato: «La libertà religiosa è un diritto; e un diritto non si accontenta di un sistema che funziona per domande e concessioni dell’autorizzazione».
Stesso concetto è stato ribadito di recente da mons. Etienne Nguyen Nhu The, vescovo di Hué. Egli afferma che l’Ordinanza «non segna un’apertura sufficiente» per la piena libertà religiosa nel paese, perché «restiamo dentro un principio contrario alla libertà religiosa: quello di chiedere permesso e ottenere concessioni dal governo» in tema di libertà, di credo e di culto.
«Bisogna sempre domandare al governo la possibilità di fare ogni cosa – continua mons. Nguyen Nhu The -. Se il governo non dà il permesso, non si può fare niente». Di conseguenza «la chiesa non può organizzarsi come dovrebbe. Non abbiamo il diritto di organizzarci come vorremmo; bisogna sempre essere autorizzati in ogni scelta e decisione: per questo non c’è ancora piena libertà».
Durante l’assemblea generale di fine settembre 2004, la Conferenza episcopale vietnamita ha scritto una lettera all’Ufficio degli affari religiosi del governo di Hanoi affermando che «la nuova legge sulla vita religiosa è ancora inscritta in un sistema di “richiesta e concessione” in tema di libertà religiosa. Questa situazione non è ancora quella di una piena libertà, perché si è ancora sotto controllo».
In molti ritengono la legge sulle credenze e le religioni ancor più restrittiva delle precedenti norme. Il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh, ha definito l’Ordinanza «peggiore della legge di Ho Chi Minh del 1955», giudicata più liberale di quella attuale, ma di fatto mai applicata.
Secondo padre André Mals, delle Missions Etrangères de Paris (Mep), per molti anni missionario in Vietnam, poi espulso dal governo di Hanoi, nel paese c’è una restrizione liberticida verso le religioni e un netto peggioramento per la libertà religiosa: «Finora si voleva controllare la pratica pubblica dei vari culti. Ora si decide di determinare direttamente il sentimento religioso delle persone».

PERICOLO… PERSECUZIONE
Critici verso la legge sono soprattutto i gruppi di cristiani protestanti, che ne hanno lamentato la pericolosità. Il reverendo Pham Dinh Nhan, capo degli evangelici del Vietnam ha avvertito che «l’Ordinanza creerà problemi e disuguaglianze soprattutto a riguardo dei luoghi di culto e di preghiera».
Tale legge mira «a bandire in modo definitivo le case che abbiamo dovuto adibire a chiese e che dal 1975 aspettano un riconoscimento statale – rincara il pastore -. Molti articoli dell’Ordinanza foiscono alle autorità locali una giustificazione legale alla persecuzione delle chiese in Vietnam».
Dalla fine della guerra, nel 1975, il governo ha chiuso o convertito ad altri scopi molti luoghi religiosi. Il reverendo Pham ha di recente invitato i fedeli a digiunare e pregare 3 giorni al mese, da settembre a novembre, affinché il governo cancelli l’Ordinanza, metta fine a «pregiudizi e persecuzioni» contro la chiesa e le sue attività.
La pesante repressione governativa è visibile nelle aree rurali più che nelle grandi città; ma soltanto perché il governo, impegnato nella ricostruzione del paese, non vuole attirare l’attenzione dei suoi partner commerciali e delle autorità inteazionali sul mancato rispetto dei diritti umani.

* Per gentile concessione di Asia News.

BOX 1

Alcuni aricoli dell’ordinanaza

Art. 1 – Il cittadino ha il diritto di godere della libertà di credenza e religione e di aderire o meno a una religione. Lo stato garantisce la libertà di credenza e religione dei cittadini. Niente può minare questo diritto.

Art. 16 – Il primo ministro approva le organizzazioni religiose che operano in molte province e città sotto la diretta amministrazione del governo centrale.
Il presidente del Comitato del popolo di una provincia o città… approva le organizzazioni religiose che operano principalmente in tale provincia o città. La registrazione delle attività religiose e la procedura per riconoscere le organizzazioni religiose devono essere approvate dal governo.

Art. 17 – La fondazione, divisione, fusione e unificazione di gruppi religiosi locali devono essere approvate dal Comitato del popolo provinciale.

Art. 18 – Convegni e conferenze di organizzazioni religiose locali hanno bisogno dell’approvazione del Comitato provinciale del distretto. Per convegni o conferenze a livello nazionale è necessaria l’approvazione dell’Ufficio per gli affari religiosi del governo centrale.

Art. 21 –
Capi di conventi religiosi hanno la responsabilità di registrare presso il Comitato del popolo del villaggio i nuovi membri reclutati.

Art. 22 – Ordinazioni, promozioni, nomine, elezioni… devono essere concordate in antecedenza con l’Ufficio per gli affari religiosi del governo centrale.
Le organizzazioni religiose hanno la responsabilità di registrare i loro candidati e informare gli uffici competenti della dimissione e rimozione di ecclesiastici.

Art. 23 – Trasferimento di ecclesiastici o religiosi da un luogo all’altro devono essere notificati al Comitato del popolo del distretto nel luogo di partenza e registrare presso quello del luogo di destinazione.

Art. 24 – L’apertura di scuole per la formazione di operatori religiosi deve essere autorizzata dal primo ministro.
Ogni reclutamento per tali scuole deve essere fatto secondo principi pubblici e regole approvate, e deve offrire agli studenti libertà di arruolamento.
La storia e le leggi del Vietnam sono soggetti obbligati del programma scolastico per la formazione degli operatori religiosi.

Art. 33 – Lo stato incoraggia e provvede condizioni favorevoli per le organizzazioni religiose perché si impegnino nel prendersi cura di bambini fisicamente e mentalmente disabili; assistano i centri sanitari per i poveri, disabili, persone colpite da Hiv/Aids, lebbrosi o handicappati mentali; aiutino lo sviluppo di scuole infantili e prendano parte in altre attività a scopo umanitario o caritativo.

(Asia Focus)

Marta Allevato

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