Mary e gli altri

Egregio direttore,
leggo su Missioni Consolata
di maggio 2002: «MARY
ROBINSON LICENZIATA
(senza giusta causa)».
Penso, e come me molti
miei amici, che la giusta,
anzi, la giustissima causa
c’era quando «senza giri
di parole» aveva definito
Israele un paese «razzista
colpevole di atti di genocidio
nei confronti del popolo
palestinese».
E dei kamikaze cosa ha
detto? Niente! Siamo alle
solite parole a senso unico.
Così come, regolarmente,
ogni mese, trovate
qualcuno che immancabilmente
parla contro gli Usa,
anche lui scordandosi
di parlare di kamikaze.
Questa volta è un «nome
importante del giornalismo
italiano» (importante
per chi?) che dice tante
belle… (censura) tipo
«guerra afghana… cortina
fumogena… per nascondere
le responsabilità Usa…
una guerra keynesiana
(paroloni) ecc….» e finisco
con l’ultima
affermazione, la più ridicola.
«Questa guerra non ci
sarebbe stata se non esistesse
un mondo mediatico
al servizio degli Stati
Uniti». Ha dimenticato
di dire che le migliaia di
morti a New York sono
opera della… Cia.
Rinaldo Banti
Milano
P.S. Elenco alcune riviste
che ricevo dove il
90% degli articoli sono
missionari o notizie culturali
e religiose e il 10%
politica (il contrario di
Missioni Consolata):
Bollettino Salesiano,
Missioni del Pime, Dio e
il prossimo, Messaggero
di Sant’Antonio, Maria
Ausiliatrice, Continenti
missionari cappuccini,
Cuore Amico.

1) Il nostro dossier sul
Medio Oriente (giugno)
è stato molto apprezzato.
2) Abbiamo sempre messo
in primo piano la pietà
cristiana per tutti i morti,
che (alla data del 3 luglio
2002) sono: palestinesi
1.553, israeliani 556.
3) Su Mary Robinson e
Giulietto Chiesa non aggiungiamo
altro: è sufficiente
conoscere la loro
storia personale.
4) All’elenco delle riviste
ne mancano molte (ad esempio:
Nigrizia dei
comboniani, Missione
Oggi dei saveriani, Popoli
dei gesuiti ecc.). La distribuzione
percentuale
delle notizie non l’abbiamo
mai calcolata. Di sicuro,
Missioni Consolata
dedica molto spazio ai
problemi e alle ingiustizie
del mondo d’oggi,
non soltanto con la denuncia
giornalistica, ma
anche cercando di indagae
le cause.
Se gli Usa ricattano la
neonata «Corte penale
internazionale», non
dobbiamo forse parlarne
e chiederci il perché?

Rinaldo Banti