Le pattumiere nucleari

Egregio direttore, faccio seguito alla mia lettera del 31 marzo per inviarle la risposta pervenutami dalla Commissione europea che, a quanto leggo, sembra sensibile ed interessata alla situazione creatasi nella città di Severodvinsk (Russia) e già all’opera (o lo è stata).
Forse più interventi e segnalazioni, specie se cornordinati, potrebbero spingere l’Unione europea ad interessarsi maggiormente al problema dell’inquinamento, sia a livello politico che tecnico-umanitario.
Piero Lanino – Palermo

L’architetto Lanino è stato colpito dall’articolo titolato «Fabbrica di sordomuti», conseguenza della «pattumiera nucleare» di Severodvinsk (cfr. Missioni Consolata, gennaio 2000). Allarmato, ne ha inviato copia alla Commissione europea, lanciando un appello affinché sensibilizzi l’opinione pubblica su una ignorata «Cheobyl al rallentatore». Questa è la risposta ricevuta.

E gregio architetto Lanino, il professor Prodi, presidente della Commissione europea, la signora Wallström, commissaria per l’ambiente e la sicurezza nucleare, e il commissario Nielson mi hanno trasmesso la sua lettera dello scorso 5 marzo, di cui la ringraziamo.
L’appello da lei lanciato per sensibilizzare istituzioni e autorità italiane ed europee sulla tragedia della popolazione di Severodvinsk ci commuove, ma purtroppo non ci sorprende. I servizi della Commissione cercano, infatti, da anni di impiegare nel modo più efficace possibile le scarse risorse finanziarie di cui dispongono per intervenire nel settore. Ad esempio, recentemente abbiamo finanziato un progetto volto a migliorare la gestione dei rifiuti radioattivi a Severodvinsk. Il progetto ha anche il compito di indagare sulle conseguenze radiologiche dello scarico di sostanze liquide radioattive nella rete fognaria della regione, avvenuto nel 1990.
Questo progetto non è una iniziativa isolata, ma fa parte delle azioni della Commissione europea nella Russia nordoccidentale, in cui esistono numerose zone potenzialmente altrettanto pericolose come Severodvinsk.
D’altra parte, è necessario contribuire a ridurre le conseguenze radiologiche di cui soffre la popolazione locale, anche per evitare che esse si estendano alla penisola scandinava e colpiscano i cittadini comunitari.
Sono d’accordo con lei: bisogna attirare l’attenzione della comunità internazionale su questa situazione ed altre simili. Al riguardo, i miei servizi effettueranno delle ricerche in collaborazione con i ministeri russi competenti e non mancheranno di rendere pubblici i risultati di tali ricerche.
Le porgo i miei più distinti saluti.
J. Fr. Verstrynge, Deputy Director-General,
Bruxelles, 25/04/2000

aa.vv.

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